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Dott.ssa Caterina Forti

Dott.ssa

Caterina Forti

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NEWS 

CHI SONO?

07-02-2022 11:35

Caterina Forti

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CHI SONO?

Identità multietnica e multidimensionale. Riflessioni sulla mia vita  attraverso uno specchio esistenziale. Mi chiamo Caterina e sono nata in Italia d


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Identità multietnica e multidimensionale.

 

Riflessioni sulla mia vita  attraverso uno specchio esistenziale.

 

 

Mi chiamo Caterina e sono nata in Italia da una famiglia italiana. Sono cittadina della Repubblica e ivi residente.


L’appartenenza a  un popolo e una nazione già contribuisce a creare un’identità sociale.


Poi però mi guardo allo specchio e non noto alcun tratto somatico della italianità:  come mia nonna paterna, di origine castigliana, sono infatti bionda, ho gli occhi verde-azzurri e una carnagione diafana. Tipica delle popolazioni del nord Europa che in passato si spinsero con le loro navi  testa di drago fino al Mediterraneo.


Restando in silenzio induco l’ignaro interlocutore a rivolgersi a me nella lingua universale. Un equivoco che io contribuisco ad alimentare rispondendo nello stesso idioma.  Estate 2018. Viaggiavo in treno, diretta a Pisa: avevo i capelli raccolti in due lunghe trecce per comodità. Il controllore mi chiese in inglese di esibire il biglietto. Io assecondai la conversazione nella stessa lingua. Poche ore più tardi, in aeroporto, al check-in, mi chiesero se parlassi italiano.


Le mie passioni e i miei gusti si spingono oltre: adoro il caffè freddo, come vuole la tradizione greca,di cui amo la mitologia, la cucina e il mare. Ho perfino adottato il look bianco-blu nel soggiorno della mia casa, i colori nazionali della Grecia. Il mio cuore si sente ellenico e risuona con la frase “Italiani, greci, stessa razza, stessa faccia”.


Il Tai chi è una realtà ormai da un lustro: questo amore profondo per le arti marziali è nato a tavola, seguendo da bambina  i film di Bruce Lee. 


Quando pratico questa disciplina , mi calo nel rispetto della cultura cinese che mi affascina e in cui mi immergo, oltrepassando i confini nazionali ogni volta che indosso il Kimono . Non è solo un fare o vedere, è vivere.


Sento il profumo del Messico quando preparo la salsa Guacamole e l’energia di Tulum, quando voglio rilassarmi. Il mare e le città Maya sono cosi familiari al mio sguardo: linee e orizzonti straordinari che accarezzano la vista con  l’accoglienza del “noto”sconosciuto.


Quale animale vedrei come famiglio? Una pantera nera. E il ritmo dei tamburi Africani inizia a battere in me parlando della mia ammirazione verso i grandi felini. Una moderna Joy Adamson che vive nella savana e raccoglie i cuccioli di leone rimasti orfani.


E mentre simbolicamente accarezzo la mia pantera, mi ritrovo a sognare le grandi praterie e a danzare con la tribù dei Lakota di fronte al grande capo Toro seduto. A difendere le loro tradizioni e la loro cultura come facevo da bambina,quando urlavo contro la cinematografia di parte, disperata e in lacrime,  accusandoli di mentire e oltraggiare la dignità dei Nativi.


Davvero dunque posso dire di essere italiana e di appartenere ad un solo popolo?


Le mie riflessioni smentiscono. Infatti a seconda dell’esperienza che sto vivendo, io sono cinese o greca. Sono una vichinga o una donna celtica quando mi guardo, una donna africana o una Lakota quando i pensieri viaggiano nel piacere alla velocità della luce.


Appartengo a questo tempo quando mi siedo davanti al pc e lavoro in sessione. E sperimento una dimensione atemporale quando svolgo il viaggio sciamanico.


Sono nata in Italia: questo è l’inizio della storia. 


Il punto di partenza.

Ho sorpreso me stessa quando  il deserto del Sahara mi è apparso come il luogo più bello del mondo e sorrido beatamente  quando , in Svizzera, affermo di essere a casa mia. 


Nella multi identità vivo una vita tridimensionale, composta da corpo , mente e spirito che si compenetrano tra loro. Se mi concentro sulla dimensione fisica, colgo l’aspetto somatico, genetico, biologico del mio sistema familiare. Se ascolto il corpo, comunico con la dimensione profonda, creativa e cosciente della mia sensibilità spirituale. Se penso,colgo le mie doti intellettuali, i bisogni , i desideri e i miei modelli di comportamento. 


Quindi quale era la domanda iniziale? Chi sono, giusto?

Ebbene… Forse… sono, meglio, mi sento parte del mondo . Sono di  ogni dove, senza confini. 


Mi percepisco come un’identità multietnica in seno a me stessa che si esprime nelle tre dimensioni dell’essere.


Credo che l’affermazione corretta sia proprio legata alle percezione che ho di me, dal momento che le mie riflessioni, non aiutano a spiegare chi sono, ma piuttosto a percepire cosa sono o come mi sento.


Le percezioni mutano a seconda delle circostanze esattamente come fa la realtà: nulla è fisso, tutto è  costante mutamento.


E mentre realizzo che da quando ho iniziato a scrivere, ho già una diversa consapevolezza, sposto l’attenzione su un argomento che mi sta molto a cuore, vale a dire come e se ho saputo vivere la mia vita in autenticità.


Alla fine, mi accorgo che è questo ciò che conta per me. Non chi sono o a quale popolo appartengo o somiglio, ma cosa ho fatto della mia vita, in base a tutte le esperienze che ho sperimentato. Se ho trasceso l’ego per la mia evoluzione, oppure se l’ho mantenuto caparbia, ferma nella posizione.


Se ho saputo sostenere le mie idee, i miei valori.  Se ho saputo difenderli e proteggerli. Se ho saputo danzare sotto la pioggia quando avrei potuto ripararmi sotto l’ombrello. Se sono stata fedele alle mie credenze fino in fondo oppure le ho ribaltate col mutare degli eventi.

Se ho amato incondizionatamente ciò che ho vissuto.


“Per sempre e un giorno”. Come scrisse William Shakespeare