“Noi dobbiamo essere come le piante, che affidano al vento milioni di semi con la certezza che almeno alcuni di questi germineranno”
Mario Calvino
“Sembravo timida ma non lo ero per niente. Dentro di me sentivo una gran voglia di imparare.
Non avevo ancora idea di cosa avrei fatto, però sapevo che desideravo scoprire per essere utile.
A chi o a che cosa lo ignoravo, ma l’idea di diventare qualcuno mi accompagnò sempre in quegli anni.”
Voglia di imparare, di diventare qualcuno, di essere utile. Le parole di Eva, che dalla nativa Sassari girò per l’Italia, soggiornò in America latina e approdò in Liguria dove creò un giardino fiorito, impreziosito da piante di kiwi, palme e pompelmi portate per la prima volta da Cuba.
Un nome emblematico, Eva la prima donna, fu cacciata dal paradiso terrestre.
Omen nomen, il destino in un nome, si potrebbe dire. Ma Giuliana Luigia Evelina Mameli, detta Eva, inverte la profezia: lo fa sbocciare, lo coltiva, lo cura.
Cosa c’ è in natura più bello dei fiori? Seguendo il ciclo delle stagioni, sono la rappresentazione più reale della vita, sbocciano, fioriscono, appassiscono. Lo sappiamo bene, eppure, nonostante il loro breve corso vitale, amiamo averli accanto, sulle tavole, sui balconi, nei giardini, li raccogliamo per portarli a casa come una gemma preziosa, nella prospettiva di donare bellezza ai nostri ambienti e alla nostra vita. Siamo istintivamente inclini a tutto ciò che trasuda dall’incanto per il benessere che sa generare nell’intimo.
In ogni fiore c'è magnificienza, armonia, colore, fascino, profumo, qualità che creano una atmosfera gradevole, distensiva, accogliente, riposante.
E “Rilassano, tranquillizzano, servono come fonte di ispirazione, migliorano la salute emozionale e soprattutto rallegrano la giornata di chi li riceve. Così afferma uno studio dell'Università Statale di New Jersey: ricevere fiori produce una felicità universale e immediata che non suscitano altri regali.” ( Dal web).
Eva ha creato bellezza.
Ha proiettato nella realtà il giardino che coltivava dentro di sé e lo ha manifestato con colori, profumi, novità esotiche, attuando un processo di alimentazione costante, dove la vita interiore compenetra la vita esteriore e viceversa.
Il bello che nutre il bello.
La bellezza è uno stato d’animo. E’ un sentire profondo che valica le frontiere dell’estetica tradizionale, pronto a cogliere in ogni contesto lo splendore della vita.
Di fronte all'incanto il cuore si apre e l’ego si fa da parte.
La Bibbia ce lo testimonia.
“Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”. (Genesi 31)
Con potenza e sapienza, nostro Signore realizzò il creato e, osservando la Sua opera, Gli piacque.
La Sua opera è frutto dell’amore incondizionato.
Ciò che nasce dal sentimento ci piace perché fa sbocciare la bellezza che l’assoluto Sentimento ha il potere di costruire.
Quando siamo innamorati, siamo più aperti e disponibili verso la vita,siamo gentili e cortesi, la nostra pelle si illumina, come il nostro viso.
Siamo belli. Radiosi, pieni di energia. Mettiamo passione in ciò che facciamo, cantiamo, sorridiamo. Agiamo nella bellezza. E tutti lo notano.
Ce lo fanno notare. Ce lo dicono apertamente!
Eva amava sapere. Fu botanica, naturalista, divulgatrice e accademica. E madre di Italo Calvino.
A Sanremo, presso Villa Meridiana, poco distante dalla Stazione sperimentale di floricoltura che il marito Mario fu chiamato a dirigere, condusse delle ricerche sulla genetica delle piante, sulle malattie che le colpiscono e i rimedi per curarle.
L’impegno e la dedizione di Eva fecero sì che in breve tempo il luogo diventasse un importante centro di scambio di semi e sperimentazione ibrida, messi a disposizione delle città per abbellire i loro viali e le aree verdi e allo stesso tempo fornì l’impulso per porre le basi da applicare in discipline quali la fisiologia, la genetica vegetale, la fitopatologia e la botanica tropicale.
In linea con i cicli della vita e in armonia con il femminino sacro, Eva studiò i semi e le piante secondo le leggi naturali e produttivi propri della Dea madre, la terra che genera.
Mi sembra di vederla, in una giornata primaverile, a girare per serre, a soffermarsi sui germogli e a controllare i risultati dei suoi studi al microscopio.
La vedo ammirare il giardino che ha seminato, che ha visto sbocciare e di cui si è presa amorevolmente cura, nutrendolo e proteggendolo. Con amore materno.
La vedo sorridere. Soddisfatta. Perché la sua creatura le piaceva ed “era cosa molto buona.”
“Un grande mandorlo in fiore salutò la nascita di Eva Mameli. Quasi come fosse un sigillo per segnare una relazione che durerà per oltre novant’anni, quella tra Eva e la natura.”
(OggiScienza, dal Web)
A Lorenza, musa ispiratrice, che coltiva ogni giorno un giardino nel cuore.