“Che la Dea signora di Cipro e i Dioscuri fulgide stelle, e il padre dei venti con l'unico soffio di Iàpige ti proteggano, o nave che trasporti Virgilio: incolume sbarcalo sulle rive dell'Attica e salva la metà dell'anima mia! ”
Quinto Orazio Flacco
Uniti nella nascita quanto nell’eternità, i “Figli di Zeus” Castore e Polluce sono l’esempio emblematico di amore fraterno, profondamente simbiotico nei gemelli.
La leggenda narra che la loro madre, Leda, li generò con due padri: Tindaro suo marito, e Zeus, il padre degli dei, che la sedusse trasformandosi in un cigno.
Secondo la tradizione alchemica, il cigno è il simbolo dell’unione degli opposti, mentre per la simbologia totemica “rappresenta in sè l'atto simbolico di accettare la grazia che viene portata dal cambiamento”. (Fonte il Web)
Simbolo molto antico, è ritenuto l’espressione dell’Unico, che contenendo in sé sia elementi maschili che femminili, la guida verso la scoperta della propria natura interiore per consentire il cammino evolutivo.
Da Leda dunque, nacquero due bambini con le caratteristiche degli opposti, Castore, abile guerriero e domatore di cavalli era mortale, Polluce, invincibile pugile era immortale.
La mitologia greca li celebra per aver partecipato all’impresa degli Argonauti insieme a Giasone per recuperare il Vello d’oro.
Il loro legame era cosi forte che, quando Castore fu ucciso, la disperazione spinse Polluce a pregare il Padre degli dei offrendo in dono la sua immortalità affinchè lo ricongiungesse, nella morte, col suo gemello.
Mosso a compassione, Zeus stabili che i fratelli vivessero in alternanza un giorno sull’Olimpo e uno nell’Ade, per poi unirli per sempre nella costellazione dei Gemelli.
Il dualismo è parte delle nostre vite, esattamente come i Dioscuri sono l’ emblema degli opposti .
Come accennato in un altro articolo, credo fermamente che la mitologia sia la prima forma di storytelling nella storia.
L’occasione di parlare di Castore e Polluce è nata durante una sessione volta a spiegare il concetto di dualismo nell’essere umano, perfettamente espressa dai due personaggi mitologici, molto amati in terra d’Italia dai romani.
Erano appunto noti come i Dioscuri, che dovrebbe significare “Figli o fanciulli di Zeus ”, ma il loro nome è molto più interessante se lo guardiamo come “Dio oscuro”, ovvero il Dio nascosto, invisibile, non svelato.
Questa immagine non ha nulla a che vedere con la malvagità, ma è legato al concetto del mistero.
Nel sacro femminino, la dea oscura è colei che mette in contatto con la parte più profonda di noi che fa paura. E’ lo sgabuzzino chiuso dove c’è di tutto , i ricordi più dolorosi , i traumi, le paure, le ferite. Lì regna la bambina interiore che vuole essere vista.
Il termine oscura deriva dal latino ob scurum che significa ciò che copre sopra, il che sta a indicare qualcosa che copre ciò che sta sotto, ciò che si nasconde sotto.
La stessa vita nasce nell’oscurità: racchiuso nel grembo materno l’embrione si nutre e si sviluppa, come il seme piantato nella terra, prima di aprirsi alla luce della vita.
Lo stesso ci accade quando attraversiamo i periodi più difficili: allegoricamente viviamo la notte buia dell’anima per entrare in contatto con le nostre risorse, con la nostra verità interiore, con le nostre ombre interiori per poter ripartire con nuovo vigore.
Il Divino Poeta, Dante, nel suo capolavoro ci immerge nell’ombra. Un viaggio attraverso la profondità dell’inconscio, che con prove e incontri sacri e profani, giunge alla luce del Paradiso. E’ risalito grazie all’aiuto di Virgilio, sua guida e coscienza.
E come lui stesso afferma, non si può giungere in paradiso se non si conosce l’inferno. E questo percorso è accessibile solo entrando in contatto con l’anima.
Le idee e i pensieri più originali nascono dal profondo dell’essere … pensate a quando si inizia a cercarli: stiamo li, a girarci intorno, a spremerci le meningi per ore, a volte per giorni. Poi, all’improvviso, si accende la lampadina, eureka! L’illuminazione! Tutto prende forma, come per magia. Ma è dal profondo dell’oscurità che è nata l’intuizione.
Come il sole che sorge dal buio della notte.
Finalmente, ciò che era nascosto si svela con tutto il suo splendore.
I gemelli Castore e Polluce sono due uomini.
Gettando lo sguardo sull’universo maschile, ho focalizzato la mia attenzione sulla materia misurabile in forme geometriche sia mortale e deteriorabile, mentre i sentimenti impalpabili e vibranti, sono divini e immortali. Coesistono, come due fratelli gemelli. Due parti di un’unica realtà.
La morte di Castore ci insegna come la materia sia legata a una conclusione, ma l’amore di suo fratello, così straordinario nella sua fedeltà, consente loro di riunirsi.
E’ l’amore che ha dato loro una seconda vita insieme, li ha resi uguali, li ha ascesi nel firmamento delle costellazioni.
Consegnando loro l’eternità.
“ Il cuore di un uomo è molto simile al mare,ha le sue tempeste, le sue maree. E nelle profondità ha anche le sue perle ”
Vincent Van Gogh